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Un primo ospedale romano fu inaugurato il 25 marzo 1581 nell’odierna Piazza di Pietra ed ebbe sede in un edificio costruito sui resti del tempio che Antonino Pio aveva fatto erigere nell’anno 145 d.c. in onore di suo padre, l’imperatore Adriano. Qui Pietro Soriano, uno tra i primi frati fondatori, installò alcuni letti e ricoverò i primi malati poveri che incontrava tra le strade della città.

Un primo ospedale romano fu inaugurato il 25 marzo 1581 nell’odierna Piazza di Pietra ed ebbe sede in un edificio costruito sui resti del tempio che Antonino Pio aveva fatto erigere nell’anno 145 d.c. in onore di suo padre, l’imperatore Adriano. Qui Pietro Soriano, uno tra i primi frati fondatori, installò alcuni letti e ricoverò i primi malati poveri che incontrava tra le strade della città.

Un primo ospedale romano fu inaugurato il 25 marzo 1581 nell’odierna Piazza di Pietra ed ebbe sede in un edificio costruito sui resti del tempio che Antonino Pio aveva fatto erigere nell’anno 145 d.c. in onore di suo padre, l’imperatore Adriano. Qui Pietro Soriano, uno tra i primi frati fondatori, installò alcuni letti e ricoverò i primi malati poveri che incontrava tra le strade della città.

Un primo ospedale romano fu inaugurato il 25 marzo 1581 nell’odierna Piazza di Pietra ed ebbe sede in un edificio costruito sui resti del tempio che Antonino Pio aveva fatto erigere nell’anno 145 d.c. in onore di suo padre, l’imperatore Adriano. Qui Pietro Soriano, uno tra i primi frati fondatori, installò alcuni letti e ricoverò i primi malati poveri che incontrava tra le strade della città.

Un tempio di Esculapio venne inaugurato nel 289 a.C. nella parte meridionale dell’isola dove oggi si erige la Chiesa di San Bartolomeo.

Il pozzo medioevale, che esiste ancora presso l’altare della chiesa, corrisponderebbe alla fonte sacra esistente presso il tempio. Accanto al tempio vennero eretti altri edifici, disposti all’interno di un recinto sacro: si trattava di portici, la cui funzione era quella di dare ricovero e ristoro agli infermi che vi giungevano per ricevere la guarigione. L’edificio templare ebbe sin da subito le sue caratteristiche di luogo di ricovero degli infermi: ad oggi sono ancora presenti varie iscrizioni che descrivono guarigioni miracolose, ex voto e dediche alla divinità.

Un tempio di Esculapio venne inaugurato nel 289 a.C. nella parte meridionale dell’isola dove oggi si erige la Chiesa di San Bartolomeo.

Il pozzo medioevale, che esiste ancora presso l’altare della chiesa, corrisponderebbe alla fonte sacra esistente presso il tempio. Accanto al tempio vennero eretti altri edifici, disposti all’interno di un recinto sacro: si trattava di portici, la cui funzione era quella di dare ricovero e ristoro agli infermi che vi giungevano per ricevere la guarigione. L’edificio templare ebbe sin da subito le sue caratteristiche di luogo di ricovero degli infermi: ad oggi sono ancora presenti varie iscrizioni che descrivono guarigioni miracolose, ex voto e dediche alla divinità.

Preesistenze sull'Isola Tiberina 

Un tempio di Esculapio venne inaugurato nel 289 a.C. nella parte meridionale dell’isola dove oggi si erige la Chiesa di San Bartolomeo.

Il pozzo medioevale, che esiste ancora presso l’altare della chiesa, corrisponderebbe alla fonte sacra esistente presso il tempio. Accanto al tempio vennero eretti altri edifici, disposti all’interno di un recinto sacro: si trattava di portici, la cui funzione era quella di dare ricovero e ristoro agli infermi che vi giungevano per ricevere la guarigione. L’edificio templare ebbe sin da subito le sue caratteristiche di luogo di ricovero degli infermi: ad oggi sono ancora presenti varie iscrizioni che descrivono guarigioni miracolose, ex voto e dediche alla divinità.

L'imperatore Ottone III di Sassonia nel 997, volle far erigere sulle rovine del tempio di Esculapio una chiesa dedicata al martire S. Adalberto di Praga, ma tale appellativo ebbe una durata breve, in quanto nel 1180 la chiesa accolse le spoglie di San Bartolomeo Apostolo, cambiando definitivamente il nome in chiesa di San Bartolomeo e diventando così luogo di ricovero di infermi, poveri e senza tetto. Ad occuparsi della gestione della chiesa-ricovero furono le monache benedettine.

Età moderna 

la fabbrica della salute

 Tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento avvenne la trasformazione della struttura da semplice luogo di ricovero a “fabbrica della salute”. In tale ottica si inseriva perfettamente la vicenda del portoghese Juan Ciudad, diventato Santo con il nome di Giovanni di Dio che, dopo un’esistenza raminga e dissoluta, si convertì e fondò l’ordine dei Fatebenefratelli (i “Frati Ospedalieri”) nome preso dalla frase che il santo usava quando invitava i passanti a fare la carità (“fate bene fratelli, per amore di Dio”). Questo nuovo Istituto Religioso fu riconosciuto nel 1572 da Pio V. Alcuni frati seguaci del Santo si trasferirono sull’isola nel 1585 e, con l’aiuto dell’allora Papa Gregorio XIII, acquistarono il monastero appartenuto alle monache benedettine e in seguito alla Confraternita dei Bolognesi. Il pontefice concesse loro anche l’attigua chiesa dedicata a San Giovanni Calibita.

LA PESTE  

Un primo ospedale romano fu inaugurato il 25 marzo 1581 nell’odierna Piazza di Pietra ed ebbe sede in un edificio costruito sui resti del tempio che Antonino Pio aveva fatto erigere nell’anno 145 d.c. in onore di suo padre, l’imperatore Adriano. Qui Pietro Soriano, uno tra i primi frati fondatori, installò alcuni letti e ricoverò i primi malati poveri che incontrava tra le strade della città.

Il complesso nel 1596 era concluso, e vi fu trasferito l’ospedale di Piazza di Pietra. Ai romani che passeggiavano per le stradine anguste dell’isola, il nuovo ospedale si presentava come un complesso di tre corpi distinti e in qualche modo integrati. Al centro era la chiesa e alle spalle di essa un chiostro quadrangolare, con al centro una fontana, che lo collegava al convento e all’infermeria.


Nel 1656, durante una gravissima pestilenza, l’intera isola fu sgomberata e  adibita ad un vero e proprio lazzaretto. Sui due ponti di accesso all’isola vennero istallati doppi cancelli, la struttura dell’ospedale venne destinata al ricovero degli uomini, mentre la torre dei Caetani e le case vicine furono destinate alle donne. 

La sala dell'Assunta

Nel complesso fin qui descritto, un’osservazione a parte merita la Sala Assunta per la bellezza delle decorazioni che la compongono. La sala, che costituiva parte del nucleo iniziale dell’ospedale, fu ristrutturata e ammodernata probabilmente a partire dal 1680. Sicuramente era già completata quando il 1° Marzo 1702 Papa Clemente XI, effettuò la  sua prima visita. Qui troviamo il dipinto dell'Assunta portata in cielo da due angeli e racchiusa entro una cornice barocca con angioletti di stucco. 

L’evento della visita di Clemente XI venne raffigurato nel dipinto presente nel refettorio del convento. Papa Clemente XI concesse ai Fatebenefratelli la piazzetta che era ad ovest della Sala Assunta per l'ampliamento della corsia. Su tale area fu quindi costruita una seconda sala il cosiddetto "ospedale nuovo", sopraelevata di circa due metri rispetto alla Sala Assunta e ad essa raccordata con due  rampe  semicircolari  ai  lati  dell'altare.

Nel 1873 anche al Fatebenefratelli venne estesa la cosiddetta legislazione eversiva che prevedeva la confisca dei beni immobili degli enti ecclesiastici. Nel 1878 l’ospedale e la farmacia dovettero essere consegnati al Municipio di Roma, determinandone Il degrado. L’ordine dei Fatebenefratelli si riprese la gestione della struttura sotto mentite spoglie, tre frati acquistarono l’ospedale da Associazione come “privata industria ed interesse”. Finalmente nel 1892 l’ospedale e la farmacia tornarono alla vecchia gestione.


Nel 1943 fu completata la ricostruzione dell’ospedale che mantenne però, la facciata verso la piazza di San Bartolomeo e nel 1972 l’Ospedale assunse il nome di San Giovanni Calibita Fatebenefratelli. Da ricordare il ruolo di primo piano che l’Ordine ha avuto durante la seconda guerra mondiale: tra il 1943-1944 riuscì ad attivare una rete di protezione e nascose all’interno della struttura gli ebrei perseguitati ed altre persone ricercate dai fascisti.

Nel novembre 1977 il Priore generale Pierluigi Marchesi avviò una nuova e radicale ristrutturazione affidandone il progetto agli architetti Sergio Cobolli Gigli e Giorgio Monico. Il progetto prevedeva la costruzione delle centrali tecnologiche allora inesistenti e la ricostruzione di tutti i servizi ospedalieri. 

La chiesa di San Giovanni Calibita, che fa parte nel complesso ospedaliero fu costruita su un Tempio di epoca romana dedicato a Giove di cui sono state rinvenute importanti tracce nell’ultimo quarto del secolo scorso. Inizialmente dedicata a San Giovanni Battista, assunse l’attuale nome soltanto a partire dal Cinquecento. Nel 1584 Gregorio XIII concesse la Chiesa ai frati seguaci di Giovanni di Dio che acquisirono l’annesso ex Monastero Benedettino. Una prima importante ristrutturazione della chiesa, fu effettuata nel 1640 e fu conservata la sola  navata centrale per utilizzare le altre due come corsie di Ospedale.


Il campanile, costruito nel 1676 fu abbattuto nel Settecento; quello visibile attualmente è un rifacimento degli anni Trenta del ‘900.


Nel 1741 invece fu rifatta una nuova  pavimentazione e fu ricostituita l’intera decorazione interna di marmi, stucchi e affreschi; questi ultimi, di particolare bellezza dovuti all’opera di Corrado Giaquinto.

Nella volta della navata, la Gloria di San Giovanni mostra le delicate sfumature cromatiche  tipiche di questo artista protagonista del primo Settecento romano, che ha fatto di questo insieme il suo capolavoro; sono sue infatti anche le tele ai lati dell’altare maggiore e gli affreschi del presbiterio. 


Sul primo altare a destra è collocato un affresco del Trecento raffigurante la Madonna della Lampada. Questa venerata immagine, chiamata precedentemente “Santa Maria Cantu Fluminis”, è un magnifico affresco del XIII secolo. Era ritenuto miracoloso poiché nel 1557, secondo la tradizione, trovandosi ancora nella nicchia di origine vicino al Ponte Quattro Capi, fu coperto dalle acque del Tevere senza che il dipinto ne soffrisse e si smorzasse la lampada,  prodigiosamente rimasta accesa sul posto.


Preesistenze sull'Isola Tiberina 
Preesistenze sull'Isola Tiberina 

Un tempio di Esculapio venne inaugurato nel 289 a.C. nella parte meridionale dell’isola dove oggi si erige la Chiesa di San Bartolomeo.

Il pozzo medioevale, che esiste ancora presso l’altare della chiesa, corrisponderebbe alla fonte sacra esistente presso il tempio. Accanto al tempio vennero eretti altri edifici, disposti all’interno di un recinto sacro: si trattava di portici, la cui funzione era quella di dare ricovero e ristoro agli infermi che vi giungevano per ricevere la guarigione. L’edificio templare ebbe sin da subito le sue caratteristiche di luogo di ricovero degli infermi: ad oggi sono ancora presenti varie iscrizioni che descrivono guarigioni miracolose, ex voto e dediche alla divinità.

Un tempio di Esculapio venne inaugurato nel 289 a.C. nella parte meridionale dell’isola dove oggi si erige la Chiesa di San Bartolomeo.

Il pozzo medioevale, che esiste ancora presso l’altare della chiesa, corrisponderebbe alla fonte sacra esistente presso il tempio. Accanto al tempio vennero eretti altri edifici, disposti all’interno di un recinto sacro: si trattava di portici, la cui funzione era quella di dare ricovero e ristoro agli infermi che vi giungevano per ricevere la guarigione. L’edificio templare ebbe sin da subito le sue caratteristiche di luogo di ricovero degli infermi: ad oggi sono ancora presenti varie iscrizioni che descrivono guarigioni miracolose, ex voto e dediche alla divinità.

L'imperatore Ottone III di Sassonia nel 997, volle far erigere sulle rovine del tempio di Esculapio una chiesa dedicata al martire S. Adalberto di Praga, ma tale appellativo ebbe una durata breve, in quanto nel 1180 la chiesa accolse le spoglie di San Bartolomeo Apostolo, cambiando definitivamente il nome in chiesa di San Bartolomeo e diventando così luogo di ricovero di infermi, poveri e senza tetto. Ad occuparsi della gestione della chiesa-ricovero furono le monache benedettine.

L'imperatore Ottone III di Sassonia nel 997, volle far erigere sulle rovine del tempio di Esculapio una chiesa dedicata al martire S. Adalberto di Praga, ma tale appellativo ebbe una durata breve, in quanto nel 1180 la chiesa accolse le spoglie di San Bartolomeo Apostolo, cambiando definitivamente il nome in chiesa di San Bartolomeo e diventando così luogo di ricovero di infermi, poveri e senza tetto. Ad occuparsi della gestione della chiesa-ricovero furono le monache benedettine.

Preesistenze sull'Isola Tiberina 

Un tempio di Esculapio venne inaugurato nel 289 a.C. nella parte meridionale dell’isola dove oggi si erige la Chiesa di San Bartolomeo.

Il pozzo medioevale, che esiste ancora presso l’altare della chiesa, corrisponderebbe alla fonte sacra esistente presso il tempio. Accanto al tempio vennero eretti altri edifici, disposti all’interno di un recinto sacro: si trattava di portici, la cui funzione era quella di dare ricovero e ristoro agli infermi che vi giungevano per ricevere la guarigione. L’edificio templare ebbe sin da subito le sue caratteristiche di luogo di ricovero degli infermi: ad oggi sono ancora presenti varie iscrizioni che descrivono guarigioni miracolose, ex voto e dediche alla divinità.

L'imperatore Ottone III di Sassonia nel 997, volle far erigere sulle rovine del tempio di Esculapio una chiesa dedicata al martire S. Adalberto di Praga, ma tale appellativo ebbe una durata breve, in quanto nel 1180 la chiesa accolse le spoglie di San Bartolomeo Apostolo, cambiando definitivamente il nome in chiesa di San Bartolomeo e diventando così luogo di ricovero di infermi, poveri e senza tetto. Ad occuparsi della gestione della chiesa-ricovero furono le monache benedettine.

Età moderna 

LA FABBRICA DELLA SALUTE 

 Tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento avvenne la trasformazione della struttura da semplice luogo di ricovero a “fabbrica della salute”. In tale ottica si inseriva perfettamente la vicenda del portoghese Juan Ciudad, diventato Santo con il nome di Giovanni di Dio che, dopo un’esistenza raminga e dissoluta, si convertì e fondò l’ordine dei Fatebenefratelli (i “Frati Ospedalieri”) nome preso dalla frase che il santo usava quando invitava i passanti a fare la carità (“fate bene fratelli, per amore di Dio”). Questo nuovo Istituto Religioso fu riconosciuto nel 1572 da Pio V. Alcuni frati seguaci del Santo si trasferirono sull’isola nel 1585 e, con l’aiuto dell’allora Papa Gregorio XIII, acquistarono il monastero appartenuto alle monache benedettine e in seguito alla Confraternita dei Bolognesi. Il pontefice concesse loro anche l’attigua chiesa dedicata a San Giovanni Calibita.

LA PESTE  

Un primo ospedale romano fu inaugurato il 25 marzo 1581 nell’odierna Piazza di Pietra ed ebbe sede in un edificio costruito sui resti del tempio che Antonino Pio aveva fatto erigere nell’anno 145 d.c. in onore di suo padre, l’imperatore Adriano. Qui Pietro Soriano, uno tra i primi frati fondatori, installò alcuni letti e ricoverò i primi malati poveri che incontrava tra le strade della città.

Il complesso nel 1596 era concluso, e vi fu trasferito l’ospedale di Piazza di Pietra. Ai romani che passeggiavano per le stradine anguste dell’isola, il nuovo ospedale si presentava come un complesso di tre corpi distinti e in qualche modo integrati. Al centro era la chiesa e alle spalle di essa un chiostro quadrangolare, con al centro una fontana, che lo collegava al convento e all’infermeria.

 

Nel 1656, durante una gravissima pestilenza, l’intera isola fu sgomberata e  adibita ad un vero e proprio lazzaretto. Sui due ponti di accesso all’isola vennero istallati doppi cancelli, la struttura dell’ospedale venne destinata al ricovero degli uomini, mentre la torre dei Caetani e le case vicine furono destinate alle donne. 

La sala dell'Assunta

Nel complesso fin qui descritto, un’osservazione a parte merita la Sala Assunta per la bellezza delle decorazioni che la compongono. La sala, che costituiva parte del nucleo iniziale dell’ospedale, fu ristrutturata e ammodernata probabilmente a partire dal 1680. Sicuramente era già completata quando il 1° Marzo 1702 Papa Clemente XI, effettuò la  sua prima visita. Qui troviamo il dipinto dell'Assunta portata in cielo da due angeli e racchiusa entro una cornice barocca con angioletti di stucco. 

L’evento della visita di Clemente XI venne raffigurato nel dipinto presente nel refettorio del convento. Papa Clemente XI concesse ai Fatebenefratelli la piazzetta che era ad ovest della Sala Assunta per l'ampliamento della corsia. Su tale area fu quindi costruita una seconda sala il cosiddetto "ospedale nuovo", sopraelevata di circa due metri rispetto alla Sala Assunta e ad essa raccordata con due  rampe  semicircolari  ai  lati  dell'altare.

Nel 1873 anche al Fatebenefratelli venne estesa la cosiddetta legislazione eversiva che prevedeva la confisca dei beni immobili degli enti ecclesiastici. Nel 1878 l’ospedale e la farmacia dovettero essere consegnati al Municipio di Roma, determinandone Il degrado. L’ordine dei Fatebenefratelli si riprese la gestione della struttura sotto mentite spoglie, tre frati acquistarono l’ospedale da Associazione come “privata industria ed interesse”. Finalmente nel 1892 l’ospedale e la farmacia tornarono alla vecchia gestione.

 

Nel 1943 fu completata la ricostruzione dell’ospedale che mantenne però, la facciata verso la piazza di San Bartolomeo e nel 1972 l’Ospedale assunse il nome di San Giovanni Calibita Fatebenefratelli. Da ricordare il ruolo di primo piano che l’Ordine ha avuto durante la seconda guerra mondiale: tra il 1943-1944 riuscì ad attivare una rete di protezione e nascose all’interno della struttura gli ebrei perseguitati ed altre persone ricercate dai fascisti.

Nel novembre 1977 il Priore generale Pierluigi Marchesi avviò una nuova e radicale ristrutturazione affidandone il progetto agli architetti Sergio Cobolli Gigli e Giorgio Monico. Il progetto prevedeva la costruzione delle centrali tecnologiche allora inesistenti e la ricostruzione di tutti i servizi ospedalieri. 

La chiesa di San Giovanni Calibita, che fa parte nel complesso ospedaliero fu costruita su un Tempio di epoca romana dedicato a Giove di cui sono state rinvenute importanti tracce nell’ultimo quarto del secolo scorso. Inizialmente dedicata a San Giovanni Battista, assunse l’attuale nome soltanto a partire dal Cinquecento. Nel 1584 Gregorio XIII concesse la Chiesa ai frati seguaci di Giovanni di Dio che acquisirono l’annesso ex Monastero Benedettino. Una prima importante ristrutturazione della chiesa, fu effettuata nel 1640 e fu conservata la sola  navata centrale per utilizzare le altre due come corsie di Ospedale.

 

Il campanile, costruito nel 1676 fu abbattuto nel Settecento; quello visibile attualmente è un rifacimento degli anni Trenta del ‘900.

 

Nel 1741 invece fu rifatta una nuova  pavimentazione e fu ricostituita l’intera decorazione interna di marmi, stucchi e affreschi; questi ultimi, di particolare bellezza dovuti all’opera di Corrado Giaquinto.

Nella volta della navata, la Gloria di San Giovanni mostra le delicate sfumature cromatiche  tipiche di questo artista protagonista del primo Settecento romano, che ha fatto di questo insieme il suo capolavoro; sono sue infatti anche le tele ai lati dell’altare maggiore e gli affreschi del presbiterio. 

 

Sul primo altare a destra è collocato un affresco del Trecento raffigurante la Madonna della Lampada. Questa venerata immagine, chiamata precedentemente “Santa Maria Cantu Fluminis”, è un magnifico affresco del XIII secolo. Era ritenuto miracoloso poiché nel 1557, secondo la tradizione, trovandosi ancora nella nicchia di origine vicino al Ponte Quattro Capi, fu coperto dalle acque del Tevere senza che il dipinto ne soffrisse e si smorzasse la lampada,  prodigiosamente rimasta accesa sul posto.

 

Preesistenze sull'Isola Tiberina 
Preesistenze sull'Isola Tiberina 

Un tempio di Esculapio venne inaugurato nel 289 a.C. nella parte meridionale dell’isola dove oggi si erige la Chiesa di San Bartolomeo.

Il pozzo medioevale, che esiste ancora presso l’altare della chiesa, corrisponderebbe alla fonte sacra esistente presso il tempio. Accanto al tempio vennero eretti altri edifici, disposti all’interno di un recinto sacro: si trattava di portici, la cui funzione era quella di dare ricovero e ristoro agli infermi che vi giungevano per ricevere la guarigione. L’edificio templare ebbe sin da subito le sue caratteristiche di luogo di ricovero degli infermi: ad oggi sono ancora presenti varie iscrizioni che descrivono guarigioni miracolose, ex voto e dediche alla divinità.

Un tempio di Esculapio venne inaugurato nel 289 a.C. nella parte meridionale dell’isola dove oggi si erige la Chiesa di San Bartolomeo.

Il pozzo medioevale, che esiste ancora presso l’altare della chiesa, corrisponderebbe alla fonte sacra esistente presso il tempio. Accanto al tempio vennero eretti altri edifici, disposti all’interno di un recinto sacro: si trattava di portici, la cui funzione era quella di dare ricovero e ristoro agli infermi che vi giungevano per ricevere la guarigione. L’edificio templare ebbe sin da subito le sue caratteristiche di luogo di ricovero degli infermi: ad oggi sono ancora presenti varie iscrizioni che descrivono guarigioni miracolose, ex voto e dediche alla divinità.

L'imperatore Ottone III di Sassonia nel 997, volle far erigere sulle rovine del tempio di Esculapio una chiesa dedicata al martire S. Adalberto di Praga, ma tale appellativo ebbe una durata breve, in quanto nel 1180 la chiesa accolse le spoglie di San Bartolomeo Apostolo, cambiando definitivamente il nome in chiesa di San Bartolomeo e diventando così luogo di ricovero di infermi, poveri e senza tetto. Ad occuparsi della gestione della chiesa-ricovero furono le monache benedettine.

L'imperatore Ottone III di Sassonia nel 997, volle far erigere sulle rovine del tempio di Esculapio una chiesa dedicata al martire S. Adalberto di Praga, ma tale appellativo ebbe una durata breve, in quanto nel 1180 la chiesa accolse le spoglie di San Bartolomeo Apostolo, cambiando definitivamente il nome in chiesa di San Bartolomeo e diventando così luogo di ricovero di infermi, poveri e senza tetto. Ad occuparsi della gestione della chiesa-ricovero furono le monache benedettine.

Preesistenze sull'Isola Tiberina 

Un tempio di Esculapio venne inaugurato nel 289 a.C. nella parte meridionale dell’isola dove oggi si erige la Chiesa di San Bartolomeo.

Il pozzo medioevale, che esiste ancora presso l’altare della chiesa, corrisponderebbe alla fonte sacra esistente presso il tempio. Accanto al tempio vennero eretti altri edifici, disposti all’interno di un recinto sacro: si trattava di portici, la cui funzione era quella di dare ricovero e ristoro agli infermi che vi giungevano per ricevere la guarigione. L’edificio templare ebbe sin da subito le sue caratteristiche di luogo di ricovero degli infermi: ad oggi sono ancora presenti varie iscrizioni che descrivono guarigioni miracolose, ex voto e dediche alla divinità.

L'imperatore Ottone III di Sassonia nel 997, volle far erigere sulle rovine del tempio di Esculapio una chiesa dedicata al martire S. Adalberto di Praga, ma tale appellativo ebbe una durata breve, in quanto nel 1180 la chiesa accolse le spoglie di San Bartolomeo Apostolo, cambiando definitivamente il nome in chiesa di San Bartolomeo e diventando così luogo di ricovero di infermi, poveri e senza tetto. Ad occuparsi della gestione della chiesa-ricovero furono le monache benedettine.

Età moderna 

LA FABBRICA DELLA SALUTE 

 Tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento avvenne la trasformazione della struttura da semplice luogo di ricovero a “fabbrica della salute”. In tale ottica si inseriva perfettamente la vicenda del portoghese Juan Ciudad, diventato Santo con il nome di Giovanni di Dio che, dopo un’esistenza raminga e dissoluta, si convertì e fondò l’ordine dei Fatebenefratelli (i “Frati Ospedalieri”) nome preso dalla frase che il santo usava quando invitava i passanti a fare la carità (“fate bene fratelli, per amore di Dio”). Questo nuovo Istituto Religioso fu riconosciuto nel 1572 da Pio V. Alcuni frati seguaci del Santo si trasferirono sull’isola nel 1585 e, con l’aiuto dell’allora Papa Gregorio XIII, acquistarono il monastero appartenuto alle monache benedettine e in seguito alla Confraternita dei Bolognesi. Il pontefice concesse loro anche l’attigua chiesa dedicata a San Giovanni Calibita.

LA PESTE  

Un primo ospedale romano fu inaugurato il 25 marzo 1581 nell’odierna Piazza di Pietra ed ebbe sede in un edificio costruito sui resti del tempio che Antonino Pio aveva fatto erigere nell’anno 145 d.c. in onore di suo padre, l’imperatore Adriano. Qui Pietro Soriano, uno tra i primi frati fondatori, installò alcuni letti e ricoverò i primi malati poveri che incontrava tra le strade della città.

Il complesso nel 1596 era concluso, e vi fu trasferito l’ospedale di Piazza di Pietra. Ai romani che passeggiavano per le stradine anguste dell’isola, il nuovo ospedale si presentava come un complesso di tre corpi distinti e in qualche modo integrati. Al centro era la chiesa e alle spalle di essa un chiostro quadrangolare, con al centro una fontana, che lo collegava al convento e all’infermeria.

 

Nel 1656, durante una gravissima pestilenza, l’intera isola fu sgomberata e  adibita ad un vero e proprio lazzaretto. Sui due ponti di accesso all’isola vennero istallati doppi cancelli, la struttura dell’ospedale venne destinata al ricovero degli uomini, mentre la torre dei Caetani e le case vicine furono destinate alle donne. 

La sala dell'Assunta

Nel complesso fin qui descritto, un’osservazione a parte merita la Sala Assunta per la bellezza delle decorazioni che la compongono. La sala, che costituiva parte del nucleo iniziale dell’ospedale, fu ristrutturata e ammodernata probabilmente a partire dal 1680. Sicuramente era già completata quando il 1° Marzo 1702 Papa Clemente XI, effettuò la  sua prima visita. Qui troviamo il dipinto dell'Assunta portata in cielo da due angeli e racchiusa entro una cornice barocca con angioletti di stucco. 

L’evento della visita di Clemente XI venne raffigurato nel dipinto presente nel refettorio del convento. Papa Clemente XI concesse ai Fatebenefratelli la piazzetta che era ad ovest della Sala Assunta per l'ampliamento della corsia. Su tale area fu quindi costruita una seconda sala il cosiddetto "ospedale nuovo", sopraelevata di circa due metri rispetto alla Sala Assunta e ad essa raccordata con due  rampe  semicircolari  ai  lati  dell'altare.

Nel 1873 anche al Fatebenefratelli venne estesa la cosiddetta legislazione eversiva che prevedeva la confisca dei beni immobili degli enti ecclesiastici. Nel 1878 l’ospedale e la farmacia dovettero essere consegnati al Municipio di Roma, determinandone Il degrado. L’ordine dei Fatebenefratelli si riprese la gestione della struttura sotto mentite spoglie, tre frati acquistarono l’ospedale da Associazione come “privata industria ed interesse”. Finalmente nel 1892 l’ospedale e la farmacia tornarono alla vecchia gestione.

 

Nel 1943 fu completata la ricostruzione dell’ospedale che mantenne però, la facciata verso la piazza di San Bartolomeo e nel 1972 l’Ospedale assunse il nome di San Giovanni Calibita Fatebenefratelli. Da ricordare il ruolo di primo piano che l’Ordine ha avuto durante la seconda guerra mondiale: tra il 1943-1944 riuscì ad attivare una rete di protezione e nascose all’interno della struttura gli ebrei perseguitati ed altre persone ricercate dai fascisti.

Nel novembre 1977 il Priore generale Pierluigi Marchesi avviò una nuova e radicale ristrutturazione affidandone il progetto agli architetti Sergio Cobolli Gigli e Giorgio Monico. Il progetto prevedeva la costruzione delle centrali tecnologiche allora inesistenti e la ricostruzione di tutti i servizi ospedalieri. 

La chiesa di San Giovanni Calibita, che fa parte nel complesso ospedaliero fu costruita su un Tempio di epoca romana dedicato a Giove di cui sono state rinvenute importanti tracce nell’ultimo quarto del secolo scorso. Inizialmente dedicata a San Giovanni Battista, assunse l’attuale nome soltanto a partire dal Cinquecento. Nel 1584 Gregorio XIII concesse la Chiesa ai frati seguaci di Giovanni di Dio che acquisirono l’annesso ex Monastero Benedettino. Una prima importante ristrutturazione della chiesa, fu effettuata nel 1640 e fu conservata la sola  navata centrale per utilizzare le altre due come corsie di Ospedale.

 

Il campanile, costruito nel 1676 fu abbattuto nel Settecento; quello visibile attualmente è un rifacimento degli anni Trenta del ‘900.

 

Nel 1741 invece fu rifatta una nuova  pavimentazione e fu ricostituita l’intera decorazione interna di marmi, stucchi e affreschi; questi ultimi, di particolare bellezza dovuti all’opera di Corrado Giaquinto.

Nella volta della navata, la Gloria di San Giovanni mostra le delicate sfumature cromatiche  tipiche di questo artista protagonista del primo Settecento romano, che ha fatto di questo insieme il suo capolavoro; sono sue infatti anche le tele ai lati dell’altare maggiore e gli affreschi del presbiterio. 

 

Sul primo altare a destra è collocato un affresco del Trecento raffigurante la Madonna della Lampada. Questa venerata immagine, chiamata precedentemente “Santa Maria Cantu Fluminis”, è un magnifico affresco del XIII secolo. Era ritenuto miracoloso poiché nel 1557, secondo la tradizione, trovandosi ancora nella nicchia di origine vicino al Ponte Quattro Capi, fu coperto dalle acque del Tevere senza che il dipinto ne soffrisse e si smorzasse la lampada,  prodigiosamente rimasta accesa sul posto.

 

La sala dell'Assunta

Nel complesso fin qui descritto, un’osservazione a parte merita la Sala Assunta per la bellezza delle decorazioni che la compongono. La sala, che costituiva parte del nucleo iniziale dell’ospedale, fu ristrutturata e ammodernata probabilmente a partire dal 1680. Sicuramente era già completata quando il 1° Marzo 1702 Papa Clemente XI, effettuò la  sua prima visita. Qui troviamo il dipinto dell'Assunta portata in cielo da due angeli e racchiusa entro una cornice barocca con angioletti di stucco. 

L’evento della visita di Clemente XI venne raffigurato nel dipinto presente nel refettorio del convento. Papa Clemente XI concesse ai Fatebenefratelli la piazzetta che era ad ovest della Sala Assunta per l'ampliamento della corsia. Su tale area fu quindi costruita una seconda sala il cosiddetto "ospedale nuovo", sopraelevata di circa due metri rispetto alla Sala Assunta e ad essa raccordata con due  rampe  semicircolari  ai  lati  dell'altare.

Nel 1873 anche al Fatebenefratelli venne estesa la cosiddetta legislazione eversiva che prevedeva la confisca dei beni immobili degli enti ecclesiastici. Nel 1878 l’ospedale e la farmacia dovettero essere consegnati al Municipio di Roma, determinandone Il degrado. L’ordine dei Fatebenefratelli si riprese la gestione della struttura sotto mentite spoglie, tre frati acquistarono l’ospedale da Associazione come “privata industria ed interesse”. Finalmente nel 1892 l’ospedale e la farmacia tornarono alla vecchia gestione.


Nel 1943 fu completata la ricostruzione dell’ospedale che mantenne però, la facciata verso la piazza di San Bartolomeo e nel 1972 l’Ospedale assunse il nome di San Giovanni Calibita Fatebenefratelli. Da ricordare il ruolo di primo piano che l’Ordine ha avuto durante la seconda guerra mondiale: tra il 1943-1944 riuscì ad attivare una rete di protezione e nascose all’interno della struttura gli ebrei perseguitati ed altre persone ricercate dai fascisti.

Nel novembre 1977 il Priore generale Pierluigi Marchesi avviò una nuova e radicale ristrutturazione affidandone il progetto agli architetti Sergio Cobolli Gigli e Giorgio Monico. Il progetto prevedeva la costruzione delle centrali tecnologiche allora inesistenti e la ricostruzione di tutti i servizi ospedalieri. 

La chiesa di San Giovanni Calibita, che fa parte nel complesso ospedaliero fu costruita su un Tempio di epoca romana dedicato a Giove di cui sono state rinvenute importanti tracce nell’ultimo quarto del secolo scorso. Inizialmente dedicata a San Giovanni Battista, assunse l’attuale nome soltanto a partire dal Cinquecento. Nel 1584 Gregorio XIII concesse la Chiesa ai frati seguaci di Giovanni di Dio che acquisirono l’annesso ex Monastero Benedettino. Una prima importante ristrutturazione della chiesa, fu effettuata nel 1640 e fu conservata la sola  navata centrale per utilizzare le altre due come corsie di Ospedale.


Il campanile, costruito nel 1676 fu abbattuto nel Settecento; quello visibile attualmente è un rifacimento degli anni Trenta del ‘900.


Nel 1741 invece fu rifatta una nuova  pavimentazione e fu ricostituita l’intera decorazione interna di marmi, stucchi e affreschi; questi ultimi, di particolare bellezza dovuti all’opera di Corrado Giaquinto.

Nella volta della navata, la Gloria di San Giovanni mostra le delicate sfumature cromatiche  tipiche di questo artista protagonista del primo Settecento romano, che ha fatto di questo insieme il suo capolavoro; sono sue infatti anche le tele ai lati dell’altare maggiore e gli affreschi del presbiterio. 


Sul primo altare a destra è collocato un affresco del Trecento raffigurante la Madonna della Lampada. Questa venerata immagine, chiamata precedentemente “Santa Maria Cantu Fluminis”, è un magnifico affresco del XIII secolo. Era ritenuto miracoloso poiché nel 1557, secondo la tradizione, trovandosi ancora nella nicchia di origine vicino al Ponte Quattro Capi, fu coperto dalle acque del Tevere senza che il dipinto ne soffrisse e si smorzasse la lampada,  prodigiosamente rimasta accesa sul posto.


Preesistenze sull'Isola Tiberina 
Preesistenze sull'Isola Tiberina 
Età moderna 
Età moderna 
Età moderna 
La sala dell'Assunta
La sala dell'Assunta

L'imperatore Ottone III di Sassonia nel 997, volle far erigere sulle rovine del tempio di Esculapio una chiesa dedicata al martire S. Adalberto di Praga, ma tale appellativo ebbe una durata breve, in quanto nel 1180 la chiesa accolse le spoglie di San Bartolomeo Apostolo, cambiando definitivamente il nome in chiesa di San Bartolomeo e diventando così luogo di ricovero di infermi, poveri e senza tetto. Ad occuparsi della gestione della chiesa-ricovero furono le monache benedettine.

L'imperatore Ottone III di Sassonia nel 997, volle far erigere sulle rovine del tempio di Esculapio una chiesa dedicata al martire S. Adalberto di Praga, ma tale appellativo ebbe una durata breve, in quanto nel 1180 la chiesa accolse le spoglie di San Bartolomeo Apostolo, cambiando definitivamente il nome in chiesa di San Bartolomeo e diventando così luogo di ricovero di infermi, poveri e senza tetto. Ad occuparsi della gestione della chiesa-ricovero furono le monache benedettine.

 Tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento avvenne la trasformazione della struttura da semplice luogo di ricovero a “fabbrica della salute”. In tale ottica si inseriva perfettamente la vicenda del portoghese Juan Ciudad, diventato Santo con il nome di Giovanni di Dio che, dopo un’esistenza raminga e dissoluta, si convertì e fondò l’ordine dei Fatebenefratelli (i “Frati Ospedalieri”) nome preso dalla frase che il santo usava quando invitava i passanti a fare la carità (“fate bene fratelli, per amore di Dio”). Questo nuovo Istituto Religioso fu riconosciuto nel 1572 da Pio V. Alcuni frati seguaci del Santo si trasferirono sull’isola nel 1585 e, con l’aiuto dell’allora Papa Gregorio XIII, acquistarono il monastero appartenuto alle monache benedettine e in seguito alla Confraternita dei Bolognesi. Il pontefice concesse loro anche l’attigua chiesa dedicata a San Giovanni Calibita.

 Tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento avvenne la trasformazione della struttura da semplice luogo di ricovero a “fabbrica della salute”. In tale ottica si inseriva perfettamente la vicenda del portoghese Juan Ciudad, diventato Santo con il nome di Giovanni di Dio che, dopo un’esistenza raminga e dissoluta, si convertì e fondò l’ordine dei Fatebenefratelli (i “Frati Ospedalieri”) nome preso dalla frase che il santo usava quando invitava i passanti a fare la carità (“fate bene fratelli, per amore di Dio”). Questo nuovo Istituto Religioso fu riconosciuto nel 1572 da Pio V. Alcuni frati seguaci del Santo si trasferirono sull’isola nel 1585 e, con l’aiuto dell’allora Papa Gregorio XIII, acquistarono il monastero appartenuto alle monache benedettine e in seguito alla Confraternita dei Bolognesi. Il pontefice concesse loro anche l’attigua chiesa dedicata a San Giovanni Calibita.

 Tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento avvenne la trasformazione della struttura da semplice luogo di ricovero a “fabbrica della salute”. In tale ottica si inseriva perfettamente la vicenda del portoghese Juan Ciudad, diventato Santo con il nome di Giovanni di Dio che, dopo un’esistenza raminga e dissoluta, si convertì e fondò l’ordine dei Fatebenefratelli (i “Frati Ospedalieri”) nome preso dalla frase che il santo usava quando invitava i passanti a fare la carità (“fate bene fratelli, per amore di Dio”). Questo nuovo Istituto Religioso fu riconosciuto nel 1572 da Pio V. Alcuni frati seguaci del Santo si trasferirono sull’isola nel 1585 e, con l’aiuto dell’allora Papa Gregorio XIII, acquistarono il monastero appartenuto alle monache benedettine e in seguito alla Confraternita dei Bolognesi. Il pontefice concesse loro anche l’attigua chiesa dedicata a San Giovanni Calibita.

Un primo ospedale romano fu inaugurato il 25 marzo 1581 nell’odierna Piazza di Pietra ed ebbe sede in un edificio costruito sui resti del tempio che Antonino Pio aveva fatto erigere nell’anno 145 d.c. in onore di suo padre, l’imperatore Adriano. Qui Pietro Soriano, uno tra i primi frati fondatori, installò alcuni letti e ricoverò i primi malati poveri che incontrava tra le strade della città.

Il complesso nel 1596 era concluso, e vi fu trasferito l’ospedale di Piazza di Pietra. Ai romani che passeggiavano per le stradine anguste dell’isola, il nuovo ospedale si presentava come un complesso di tre corpi distinti e in qualche modo integrati. Al centro era la chiesa e alle spalle di essa un chiostro quadrangolare, con al centro una fontana, che lo collegava al convento e all’infermeria.

 

Nel 1656, durante una gravissima pestilenza, l’intera isola fu sgomberata e  adibita ad un vero e proprio lazzaretto. Sui due ponti di accesso all’isola vennero istallati doppi cancelli, la struttura dell’ospedale venne destinata al ricovero degli uomini, mentre la torre dei Caetani e le case vicine furono destinate alle donne. 

Un primo ospedale romano fu inaugurato il 25 marzo 1581 nell’odierna Piazza di Pietra ed ebbe sede in un edificio costruito sui resti del tempio che Antonino Pio aveva fatto erigere nell’anno 145 d.c. in onore di suo padre, l’imperatore Adriano. Qui Pietro Soriano, uno tra i primi frati fondatori, installò alcuni letti e ricoverò i primi malati poveri che incontrava tra le strade della città.

Il complesso nel 1596 era concluso, e vi fu trasferito l’ospedale di Piazza di Pietra. Ai romani che passeggiavano per le stradine anguste dell’isola, il nuovo ospedale si presentava come un complesso di tre corpi distinti e in qualche modo integrati. Al centro era la chiesa e alle spalle di essa un chiostro quadrangolare, con al centro una fontana, che lo collegava al convento e all’infermeria.


Nel 1656, durante una gravissima pestilenza, l’intera isola fu sgomberata e  adibita ad un vero e proprio lazzaretto. Sui due ponti di accesso all’isola vennero istallati doppi cancelli, la struttura dell’ospedale venne destinata al ricovero degli uomini, mentre la torre dei Caetani e le case vicine furono destinate alle donne. 

Un primo ospedale romano fu inaugurato il 25 marzo 1581 nell’odierna Piazza di Pietra ed ebbe sede in un edificio costruito sui resti del tempio che Antonino Pio aveva fatto erigere nell’anno 145 d.c. in onore di suo padre, l’imperatore Adriano. Qui Pietro Soriano, uno tra i primi frati fondatori, installò alcuni letti e ricoverò i primi malati poveri che incontrava tra le strade della città.

Il complesso nel 1596 era concluso, e vi fu trasferito l’ospedale di Piazza di Pietra. Ai romani che passeggiavano per le stradine anguste dell’isola, il nuovo ospedale si presentava come un complesso di tre corpi distinti e in qualche modo integrati. Al centro era la chiesa e alle spalle di essa un chiostro quadrangolare, con al centro una fontana, che lo collegava al convento e all’infermeria.


Nel 1656, durante una gravissima pestilenza, l’intera isola fu sgomberata e  adibita ad un vero e proprio lazzaretto. Sui due ponti di accesso all’isola vennero istallati doppi cancelli, la struttura dell’ospedale venne destinata al ricovero degli uomini, mentre la torre dei Caetani e le case vicine furono destinate alle donne. 

Nel complesso fin qui descritto, un’osservazione a parte merita la Sala Assunta per la bellezza delle decorazioni che la compongono. La sala, che costituiva parte del nucleo iniziale dell’ospedale, fu ristrutturata e ammodernata probabilmente a partire dal 1680. Sicuramente era già completata quando il 1° Marzo 1702 Papa Clemente XI, effettuò la  sua prima visita. Qui troviamo il dipinto dell'Assunta portata in cielo da due angeli e racchiusa entro una cornice barocca con angioletti di stucco. 

L’evento della visita di Clemente XI venne raffigurato nel dipinto presente nel refettorio del convento. Papa Clemente XI concesse ai Fatebenefratelli la piazzetta che era ad ovest della Sala Assunta per l'ampliamento della corsia. Su tale area fu quindi costruita una seconda sala il cosiddetto "ospedale nuovo", sopraelevata di circa due metri rispetto alla Sala Assunta e ad essa raccordata con due  rampe  semicircolari  ai  lati  dell'altare.

Nel complesso fin qui descritto, un’osservazione a parte merita la Sala Assunta per la bellezza delle decorazioni che la compongono. La sala, che costituiva parte del nucleo iniziale dell’ospedale, fu ristrutturata e ammodernata probabilmente a partire dal 1680. Sicuramente era già completata quando il 1° Marzo 1702 Papa Clemente XI, effettuò la  sua prima visita. Qui troviamo il dipinto dell'Assunta portata in cielo da due angeli e racchiusa entro una cornice barocca con angioletti di stucco. 

L’evento della visita di Clemente XI venne raffigurato nel dipinto presente nel refettorio del convento. Papa Clemente XI concesse ai Fatebenefratelli la piazzetta che era ad ovest della Sala Assunta per l'ampliamento della corsia. Su tale area fu quindi costruita una seconda sala il cosiddetto "ospedale nuovo", sopraelevata di circa due metri rispetto alla Sala Assunta e ad essa raccordata con due  rampe  semicircolari  ai  lati  dell'altare.

Nel 1873 anche al Fatebenefratelli venne estesa la cosiddetta legislazione eversiva che prevedeva la confisca dei beni immobili degli enti ecclesiastici. Nel 1878 l’ospedale e la farmacia dovettero essere consegnati al Municipio di Roma, determinandone Il degrado. L’ordine dei Fatebenefratelli si riprese la gestione della struttura sotto mentite spoglie, tre frati acquistarono l’ospedale da Associazione come “privata industria ed interesse”. Finalmente nel 1892 l’ospedale e la farmacia tornarono alla vecchia gestione.


Nel 1943 fu completata la ricostruzione dell’ospedale che mantenne però, la facciata verso la piazza di San Bartolomeo e nel 1972 l’Ospedale assunse il nome di San Giovanni Calibita Fatebenefratelli. Da ricordare il ruolo di primo piano che l’Ordine ha avuto durante la seconda guerra mondiale: tra il 1943-1944 riuscì ad attivare una rete di protezione e nascose all’interno della struttura gli ebrei perseguitati ed altre persone ricercate dai fascisti.

Nel novembre 1977 il Priore generale Pierluigi Marchesi avviò una nuova e radicale ristrutturazione affidandone il progetto agli architetti Sergio Cobolli Gigli e Giorgio Monico. Il progetto prevedeva la costruzione delle centrali tecnologiche allora inesistenti e la ricostruzione di tutti i servizi ospedalieri. 

Nel 1873 anche al Fatebenefratelli venne estesa la cosiddetta legislazione eversiva che prevedeva la confisca dei beni immobili degli enti ecclesiastici. Nel 1878 l’ospedale e la farmacia dovettero essere consegnati al Municipio di Roma, determinandone Il degrado. L’ordine dei Fatebenefratelli si riprese la gestione della struttura sotto mentite spoglie, tre frati acquistarono l’ospedale da Associazione come “privata industria ed interesse”. Finalmente nel 1892 l’ospedale e la farmacia tornarono alla vecchia gestione.


Nel 1943 fu completata la ricostruzione dell’ospedale che mantenne però, la facciata verso la piazza di San Bartolomeo e nel 1972 l’Ospedale assunse il nome di San Giovanni Calibita Fatebenefratelli. Da ricordare il ruolo di primo piano che l’Ordine ha avuto durante la seconda guerra mondiale: tra il 1943-1944 riuscì ad attivare una rete di protezione e nascose all’interno della struttura gli ebrei perseguitati ed altre persone ricercate dai fascisti.

Nel novembre 1977 il Priore generale Pierluigi Marchesi avviò una nuova e radicale ristrutturazione affidandone il progetto agli architetti Sergio Cobolli Gigli e Giorgio Monico. Il progetto prevedeva la costruzione delle centrali tecnologiche allora inesistenti e la ricostruzione di tutti i servizi ospedalieri. 

La chiesa di San Giovanni Calibita, che fa parte nel complesso ospedaliero fu costruita su un Tempio di epoca romana dedicato a Giove di cui sono state rinvenute importanti tracce nell’ultimo quarto del secolo scorso. Inizialmente dedicata a San Giovanni Battista, assunse l’attuale nome soltanto a partire dal Cinquecento. Nel 1584 Gregorio XIII concesse la Chiesa ai frati seguaci di Giovanni di Dio che acquisirono l’annesso ex Monastero Benedettino. Una prima importante ristrutturazione della chiesa, fu effettuata nel 1640 e fu conservata la sola  navata centrale per utilizzare le altre due come corsie di Ospedale.


Il campanile, costruito nel 1676 fu abbattuto nel Settecento; quello visibile attualmente è un rifacimento degli anni Trenta del ‘900.


Nel 1741 invece fu rifatta una nuova  pavimentazione e fu ricostituita l’intera decorazione interna di marmi, stucchi e affreschi; questi ultimi, di particolare bellezza dovuti all’opera di Corrado Giaquinto.

Nella volta della navata, la Gloria di San Giovanni mostra le delicate sfumature cromatiche  tipiche di questo artista protagonista del primo Settecento romano, che ha fatto di questo insieme il suo capolavoro; sono sue infatti anche le tele ai lati dell’altare maggiore e gli affreschi del presbiterio. 



Sul primo altare a destra è collocato un affresco del Trecento raffigurante la Madonna della Lampada. Questa venerata immagine, chiamata precedentemente “Santa Maria Cantu Fluminis”, è un magnifico affresco del XIII secolo. Era ritenuto miracoloso poiché nel 1557, secondo la tradizione, trovandosi ancora nella nicchia di origine vicino al Ponte Quattro Capi, fu coperto dalle acque del Tevere senza che il dipinto ne soffrisse e si smorzasse la lampada,  prodigiosamente rimasta accesa sul posto.


La chiesa di San Giovanni Calibita, che fa parte nel complesso ospedaliero fu costruita su un Tempio di epoca romana dedicato a Giove di cui sono state rinvenute importanti tracce nell’ultimo quarto del secolo scorso. Inizialmente dedicata a San Giovanni Battista, assunse l’attuale nome soltanto a partire dal Cinquecento. Nel 1584 Gregorio XIII concesse la Chiesa ai frati seguaci di Giovanni di Dio che acquisirono l’annesso ex Monastero Benedettino. Una prima importante ristrutturazione della chiesa, fu effettuata nel 1640 e fu conservata la sola  navata centrale per utilizzare le altre due come corsie di Ospedale.


Il campanile, costruito nel 1676 fu abbattuto nel Settecento; quello visibile attualmente è un rifacimento degli anni Trenta del ‘900.


Nel 1741 invece fu rifatta una nuova  pavimentazione e fu ricostituita l’intera decorazione interna di marmi, stucchi e affreschi; questi ultimi, di particolare bellezza dovuti all’opera di Corrado Giaquinto.

Nella volta della navata, la Gloria di San Giovanni mostra le delicate sfumature cromatiche  tipiche di questo artista protagonista del primo Settecento romano, che ha fatto di questo insieme il suo capolavoro; sono sue infatti anche le tele ai lati dell’altare maggiore e gli affreschi del presbiterio. 



Sul primo altare a destra è collocato un affresco del Trecento raffigurante la Madonna della Lampada. Questa venerata immagine, chiamata precedentemente “Santa Maria Cantu Fluminis”, è un magnifico affresco del XIII secolo. Era ritenuto miracoloso poiché nel 1557, secondo la tradizione, trovandosi ancora nella nicchia di origine vicino al Ponte Quattro Capi, fu coperto dalle acque del Tevere senza che il dipinto ne soffrisse e si smorzasse la lampada,  prodigiosamente rimasta accesa sul posto.


la

fabbrica

della

salute

LA"

FABBRICA 

 DELLA 

SALUTE 

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SALUTE 

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